Il camoscio alpino
Il camoscio (Rupicapra rupicapra) è un mammifero ungulato (dal latino ungulatum) ovvero dotato di uno zoccolo diviso in due unghie, ma quelle del camoscio alpino sono flessibili, munite di una membrana interdigitale e con cuscinetti simili a ventose, perfette per ambienti rocciosi e innevati.
Assomiglia ad una capra ed è più snello e più piccolo di uno stambecco (tra i 70 e 90 cm al garrese), provvisto di una pelliccia marrone chiaro d’estate e più scura d’inverno.
Agile e riservato, il camoscio è un animale diurno, fedele al proprio territorio e gregario, ma sono soprattutto le femmine con i giovani a formare mandrie anche di grandi dimensioni. I maschi si riuniscono ai branchi solo durante il periodo riproduttivo.
E’ un ruminante e frequenta aree forestali ricche di sottobosco, ma intervallate da pareti rocciose, ripide e praterie al di sopra del limite arboreo fino a raggiungere tranquillamente i 4000m di quota!
Le corna, scure e uncinate, appartengono ad entrambi i sessi e crescono ogni anno di un anello in più permettendo una valutazione attendibile dell’età dell’animale. I maschi sul dorso possiedono una criniera scura molto sviluppata detta “barba” ed il caratteristico “pennello”, un ciuffo di peli visibile nel basso ventre.
La stagione degli amori cade tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno e i maschi, oltre a marcare attivamente il proprio territorio, assumono degli atteggiamenti detti di “imposizione” e dei comportamenti intimidatori verso ogni rivale.
I parti avvengono verso maggio-giugno, in luoghi appartati e in sincronia all’interno del gruppo. Alla nascita il capretto è già in grado di seguire la madre nei luoghi più impervi cercando di sfuggire ad uno dei suoi più grandi e temuti predatori: l’aquila reale.
Se spaventati gli animali adulti soffiano aria dalle narici provocando un fischio acuto, i piccoli invece belano proprio come degli agnelli.
Il camoscio presente nelle nostre montagne è quello alpino ed ha una distribuzione abbastanza continua dal Friuli Venezia Giulia fino alla Liguria. Lo status di conservazione è positivo anche se il bracconaggio, la perdita dell’habitat, le attività di zootecnia e le malattie hanno un impatto non trascurabile sulle popolazioni.
In Italia la specie è cacciabile, secondo la legge 157/92, esclusivamente nella modalità della caccia di selezione, all'interno dei comprensori alpini di caccia e sulla base di piani di abbattimento predisposti in collaborazione con la Provincia e la Regione.
Percorrete il vostro sentiero, zaino in spalla, salite in cima, ancora più su… E in quel vasto orizzonte montano, su aree innevate e sopra creste ventose, lontano dal disturbo e dal mondo caotico, la sua silhouette si staglia contro la neve, inconfondibile…
Marta Meneghini
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